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Il campo di addestramento di Bagni della Porretta

1914 | 1918

Schede

Nella nostra regione negli anni post-unitari, soprattutto nelle stagioni estive, era frequente imbattersi nei campi di addestramento militare predisposti dall’Esercito per le proprie reclute, luoghi in cui, già in tempo di pace e poi in misura ancora maggiore in tempo di guerra, affluivano migliaia e migliaia di soldati, per addestrarsi alle marce, allo scavo di trincee, alla simulazione di assalti e alla sperimentazione delle nuove armi.

Uno di questi campi di addestramento era a Bazzano, ma il più importante della regione era, probabilmente, quello di Porretta, o meglio di Bagni della Porretta, come si chiamava allora la località dell’Appennino bolognese, dipendente dall’Accademia di Modena. Durante la permanenza al campo i giovani appena entrati di leva nell’Esercito dovevano adattarsi alla vita militare, scandita sempre dagli stessi momenti e dagli stessi impegni. Diversi sono gli accenni nella memorialistica d’epoca al campo di addestramento di Porretta e quasi nessuno di questi è positivo: “Per due mesi a Modena e per uno sotto la tenda a Porretta imparai poche cose militari e certamente nulla di guerra” ricorda ad esempio Alberto Ghisalberti del 42° fanteria, e conclude: “Almeno imparammo a piantare la tenda!”. Di certo l’addestramento che potevano fornire dei quadri ufficiali impreparati come quelli italiani ad inizio guerra non poteva che differire di gran lunga dalla realtà del fronte. Molto più articolati i ricordi di Giuseppe Salvemini, racchiusi nel suo diario di guerra di recente pubblicazione con il titolo “Con il fuoco nelle vene” (Milano 2016). Sono svariate decine le pagine dedicate dal giovane ufficiale di origine aretina alla sua permanenza a Porretta, e molti gli accenni agli attacchi simulati, all’addestramento al lancio di bombe a mano. Ma sono certamente più vivi, nelle sue parole, i ricordi legati alle “fughe” notturne dal campo in barba ai superiori, per visitare qualche amica in un albergo del paese.

Del resto, all’epoca, Porretta godeva di grande fama turistica soprattutto grazie alle terme. I soldati in addestramento potevano essere contemporaneamente anche diverse migliaia, e molti sono i paesini e i piccoli borghi citati da Salvemini come luoghi in cui si svolgevano le esercitazioni, che vedevano coinvolti i giovani di fanteria ma anche bersaglieri ed alpini. Dal campo della Porretta passò anche la futura medaglia d’oro Ivo Lollini, originario di Castel D’Aiano, distante pochi chilometri da Porretta. Dopo i primi mesi di guerra, quando al fronte si viveva ancora nell’illusione di un conflitto fatto di manovre di fanteria, anche a Porretta ci si iniziò ad addestrare all’uso delle mitragliatrici in maniera massiva. Nacque così, a fianco delle tendopoli e degli altri poligoni, anche il “villaggio dei mitraglieri”. Si vocifera addirittura che lo stesso re Vittorio Emanuele III, con il suo seguito, assistette ad una particolare fase di addestramento presso il campo di Porretta. Per l’occasione e per godere appieno dell’esperienza, era stata costruita una terrazza a picco su alcune vallette scoscese, lungo le quali i fanti avrebbero simulato un attacco. Questo luogo, vicino all’attuale località di Magarone di Castel di Casio, ancora oggi si chiama “la terrazza del Re”.

Giacomo Bollini