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Gallio (VI)

Fronte militare

Schede

""GALLIO ESTREMA TRINCEA DELL'ALTOPIANO DEI SETTE COMUNI NELLA GUERRA MONDIALE Tratto dal Volume "Gallio 1915-18 - Dramma di un paese" a cura dell'Amministrazione Comunale di Gallio - 1986

Salvo Lusiana, tutti i capoluoghi dell'Altopiano dei Sette Comuni subirono nella guerra mondiale, egual sorte di rovina e di distruzione. Ma ciascuno ebbe la sua parte distinta nelle varie vicende della tormenta di fuoco e di sangue, che, per quattro anni, sconvolse l'Altopiano Vicentino. E Gallio, che divise con Asiago il sacrificio come pernio di manovra su tutto il primo gradone dell'acrocoro, può vantare per se l'incontestato onore di essere stato l'estrema trincea dell'Altopiano dei Sette Comuni sulla Brenta, per la quale si sbarrò al nemico la calata su Bassano. Dalle Melette come dal Sisemol, dal Val Bella come dal Col del Rosso e dal Col d'Echele, e sempre Gallio che tiene la chiave dell'alta Val Frenzela, che scende a Valstagna e pilastra quindi il Canal di Brenta dall'Altopiano dei Sette Comuni, come Col Moschin lo sbarra dal versante del Grappa. E Gallio è stato, nei momenti più aspri delle successive battaglie, trincea di prima linea e caposaldo di tutto il campo di battaglia del margine occidentale dell'Altopiano Asiaghese.

Il primo anno di guerra Nel primo anno di guerra, in verità, anche Gallio, benché vivesse ai margini della guerra e i suoi monti si fossero trasformati in un immenso campo trincerato popolato di soldati, tuttavia dalla guerra non ebbe a patire grave danno, per cui ci si abituò presto, pago di soddisfare al suo dovere patriottico d'una delle avanguardie della Nazione, facendo vita comune coi soldati e dividendo con loro il latte e il pane. Salvo le evoluzioni aeree e qualche raro combattimento tra aeroplani, Gallio non vide altro spettacolo di guerra. Sentiva ruggire il cannone verso settentrione nella conca fortificata di Vezzena, ma tutti i suoi monti erano sgombri dal nemico e il suo abitato era fuori della portata delle bocche da fuoco. Anzi l'esser appollaiato nella gola di Val dei Ronchi, pareva metterlo anche a più sicuro riparo di Asiago, esposto alle offese di Val d'Assa. Ma il brusco risveglio venne con lo scatenarsi della Strafe expedition del 15 Maggio 1916. Asiago incominciò il suo martirio. I grossi calibri austriaci iniziarono l'opera di distruzione e d'incendio, cui si aggiunsero le offese del cielo. Il Sottoprefetto Rizzatti, trasporto la Sottoprefettura da Asiago a Gallio, per cercar di metterla al riparo dalle offese del nemico; e il Comandante della 34ª Divisione, Gen. Angeli, trasferì il comando dell'Albergo Venezia alla Villa Rossi, nel pittoresco bosco di Gallio. Appunto perché Gallio era meno esposto, pareva che dovesse servire di rifugio immediato ad Asiago. Ma non tardò a subirne la sorte.

La Spedizione punitiva del 1916 Il 18 Maggio il III Corpo d'Armata Austriaco incominciò un furioso bombardamento per rompere le linee italiane sull'Altopiano di Vezzena e aprirsi la via della Val d'Assa che sbocca nel cuore dell'Altopiano. I 380 piovevano abbondantemente su Asiago, ma i proiettili incominciarono anche ad ampliar raggio verso Gallio, finché un primo proiettile, verso il tramonto di quel tragico giovedì, cadde vicino alla Chiesa, la dove la strada di Asiago entra in Gallio. Altri proiettili si susseguirono qua e la, per le varie contrade, quasi a far comprendere che ormai tutto l'abitato era sotto il fuoco nemico. Incominciò cosi il triste esodo della popolazione, che doveva durare per tre lunghi amarissimi anni. Il Vicario Parrocchiale Don Francesco Caron, che per ultimo abbandonò il paese diletto, assistette con pochi altri, il 21 Maggio dal Sisemol, all'incendio di Asiago. In quel giorno le linee di Vezzena erano rotte e le vie dell'invasione aperte attraverso la Val d'Assa e sul versante orientale verso l'Astico. Pareva che il versante occidentale verso la Brenta, dovesse rimanere intatto, tanto più che Cadorna il 19 aveva segnalato "l'urgente necessita che fosse organizzato il caposaldo della Bocchetta Portule". Ma anche il Portule cadde il 23 Maggio e le infiltrazioni austriache incominciarono a calare su Gallio da tutte le sue valli settentrionali, da Cima Undici, da Porta Manazzo, da Val di Nos e da Valle di Campomulo.

L'invasione austriaca e la controffensiva Il 27 cadeva anche il Mosciag, che proteggeva ad un tempo, Asiago ed Arsiero e il Bollettino Austriaco del 31 Maggio, dopo aver annunciata l'occupazione di Arsiero e di Asiago, soggiungeva: "Le nostre truppe hanno scacciato il nemico da Gallio ed hanno preso d'assalto questa posizione". Il paese in quei giorni divenne trincea di combattimento, ogni casa trasformata in ridotta, ogni cantina in rifugio, ogni granaio in osservatorio. Ma i monti sovrastanti resistevano; resistevano le Melette, resisteva il Sisemol, resisteva lo Stenfle: e così dopo vari giorni di aspri combattimenti, il nemico fu potuto contenere nell'alta Val dei Ronchi e gli fu sbarrata la stretta del Buso, da cui ormai si riteneva sicuro di poter scendere a Valstagna e a Bassano. Fin dal 2 Giugno Cadorna, arrestato ormai il nemico, sui margini meridionali dell'Altopiano, diede i primi ordini della controffensiva, che aveva per ala marciante tutta la zona occidentale dell'Altopiano, appunto dalla Val Frenzela ai Castelloni di S. Marco, con direttrice la riconquista del Portule. La zona di Gallio fu particolarmente affidata al XXII Corpo d'Armata, allora comandato dal Gen. Caviglia, ora Maresciallo d'Italia. Il 23 Giugno la 29ª Divisione incominci a risalire la Valle dei Ronchi e il 26 i fanti intrepidi della Brigata "Sassari", in testa alle truppe liberatrici, oltrepassarono Gallio e ributtarono il nemico verso Monte Zebio. La controffensiva durò ancora fino al 24 Luglio, ma non fu possibile snidare il nemico dal suo formidabile allineamento, che andava dall'Ortigara allo Zebio, al Mosciag e al Monte Interrotto, così da tenere tutta la riva occidentale della Val d'Assa.

L'olocausto dell'Ortigara Il 5 Settembre si approvò la operazione K, ideata fin dal 29 Agosto, dalla I Armata che aveva per obbiettivo la riconquista di Cima Portule, onde dare maggiore respiro e consistenza alle nostre difese sovrastanti a Gallio. Le operazioni avrebbero dovuto incominciare a fine Settembre, ma il precoce inverno costrinse a sospenderle, finche la VI Armata penso di riprenderle il 28 Maggio 1917. L'azione doveva iniziarsi il 9 Giugno, ma fu impedita dal maltempo, e il giorno 8 era scoppiata la grossa mina dello Zebio, che ci aveva arrecato notevole danno. Alle 19.30 del 9 Giugno un colpo grosso calibro nemico fece scoppiare il deposito di munizioni delle bombarde da 240, ch'era poco più a nord della Crocetta di Gallio. Pareva proprio che l'operazione s'iniziasse sotto cattivi auspici. Difatti nel pomeriggio del 10 Giugno, quando le fanterie scattarono dai monti di Asiago e di Gallio fino a Cima Caldiera, si scatenò un violentissimo temporale, che gareggiò con il furore della battaglia, in cui erano impegnati trecentomila uomini con tremila cannoni. Malgrado lo slancio incomparabile dei nostri soldati, alla sera del 10 Giugno dovettero ritornare alle trincee di partenza, salvo che sull'Ortigara, conquistata in parte dai prodi Alpini. Incominciò da quella tragica notte il calvario dell'Ortigara, che durò fino al 30 Giugno, quando anche gli Alpini dovettero abbandonare le aspre carsiche pendici della truce Ortigara, lasciandovi il fior fiore di 22 battaglioni Alpini.

L'epica battaglia sulle Melette La ripresa dei combattimenti sul versante nord-occidentale dell'Altopiano, non si ebbe che all'indomani di Caporetto, purtroppo col volontario, ma dolorosissimo abbandono di quasi tutte le posizioni avanzate verso l'Ortigara, per restringersi al campo trincerato delle Melette di Gallio. L'epica lotta di difesa del Canal di Brenta, dai monti di Gallio e di Foza, incomincio il 9 Novembre, quando noi arretrammo le nostre linee al di qua di Asiago e Gallio, divenne linea di collegamento fra le Melette e il Sisemol. Il 10 Novembre Gallio fu perduto e ripreso più volte: e i combattimenti nell'abitato si rinnovarono anche nei giorni successivi, finche, caduto anche Monte Longara, nella notte dal 12 al 13 Novembre, i nostri si ritirarono da Gallio sul Sisemol. Durante tutto Novembre, asperrimi combattimenti si svolsero fino al 4 Dicembre sul massiccio delle Melette, fino allo Xomo di Gallio; e quando ogni nostra resistenza fu esaurita, per il sovverchiare delle forze austriache, dovemmo ritirarci sui monti a mezzodì di Gallio, dai quali continuammo a sbarrare la Val Frenzela. Cima Eckar, il Kaberlaba, il Val Bella, il Col del Rosso e il Col d'Echele, divennero per tutto l'ultimo anno di guerra, i capisaldi della nostra estrema resistenza. Perduti in parte nella battaglia di Natale del 1917, furono riconquistati nella battaglia dei Tre Monti dal 28-31 Gennaio 1918.

Dalla riscossa alla Vittoria La riconquista di Val Bella, di Col del Rosso e di Col d'Echele, fu il primo segnale dell'Esercito Italiano nell'Anno della riscossa, il primo squillo che annunciava Vittorio Veneto. La I Armata di Pecori-Giraldi, dopo questo successo, il 1 Marzo lasciava la difesa dell'Altopiano alla ricostituita VI Armata, che aveva schierato a sud di Gallio i Francesi e a Cesuna gli Inglesi, mentre sull'estremo margine verso la Brenta, teneva buona guardia il XIII Corpo d'Armata del Gen. Sani. L'offensiva austriaca del 15 Giugno 1918 fu stroncata pure sui monti tra Gallio e Sasso di Asiago, fluttuando sulle creste contestate di Val bella, Col del Rosso e Col d'Echele, ma assestandosi poi nelle posizioni dominanti. Un'altra volta il nemico era arrestato sui monti, mentre disperatamente cercava di piombare su Bassano e di puntare su Vicenza. La vittoria del Piave del 24 Giugno fu anche la vittoria dell'Altopiano e fu il preludio della vittoria finale, che al 4 Novembre 1918 dal Pasubio e dal Grappa, ci condusse al Brennero e alla Vetta d'Italia. Gallio fu liberata negli ultimi giorni di Ottobre e, per quanto ridotta ad un cumulo di macerie, poteva tuttavia esser giubilante perché, il suo olocausto, aveva contribuito anch'esso alla Vittoria d'Italia.

Giuseppe De Mori"
Comune di Gallio. La Grande Guerra