Esposizione nel salone del Collegio

Esposizione nel salone del Collegio

1889

Scheda

La volumetria dell’ambiente descritta nell’opera di Giuseppe Romagnoli identifica in modo inequivocabile il salone del Collegio Venturoli di Bologna, rimasto ad oggi praticamente inalterato.

In questo spazio, ben illuminato dalla grande vetrata che affaccia sul cortile interno, sono allineati diversi tavoli utilizzati come supporto per l’esposizione del lavoro dei collegiali. Chiude prospetticamente l’ambiente un muro sul quale è appeso un pannello che raccoglie una combinazione di piccole opere, forma privilegiata di documentazione dell’attività e dei progressi degli allievi. Sul muro di destra, dietro la sfilata dei banchi carichi di lavori, è appesa un’opera incorniciata di grande formato della quale non è possibile identificare nè l’autore nè il soggetto. Del resto, anche i numerosi saggi dei ragazzi nell’affastellato allestimento non sono riconoscibili. Il loro ammonticchiarsi senza soluzione di continuità costruisce anzi una sorta di cortina cromatica nei toni naturali, con una dominante di verde e avorio.

La densità con la quale questi piccoli indistinti lavori si susseguono origina uno sfarfallio che ricorda lo scomporsi nella luce dei volumi della pittura impressionista. Nell’olio di Romagnoli però non c’è nulla del celebre movimento artistico parigino. Nessun disfacimento della forma nell’azione corrosiva della luce, nessun plein air. Niente insomma che possa essere spiegato attraverso la celebre formula che prescrive di risolvere luce, colore e forma in tempo zero. Nella descrizione dell’interno il giovane artista predilige la gamma delle terre, i volumi degli oggetti descritti sono definiti e tendono ad esaltare i contrasti chiaroscurali. Dal punto di vista tecnico-compositivo, la piccola opera risente ancora dello stile toscano - introdotto a Bologna da Antonio Puccinelli, che insegna presso la Regia Accademia di Belle arti dal 1861 al 1897 - ovvero tende a rendere le impressioni che si ricevono dal vero attraverso l’accostamento di macchie di colori chiari e scuri.

L’occasione di questa esposizione è quella consueta legata alla fine delle vacanze estive. Durante i mesi di villeggiatura, che tipicamente andavano da agosto a ottobre, i ragazzi avevano l’obbligo di eseguire composizioni e studi, spesso all’aperto. Essi erano spronati a documentare i paesaggi e gli avvenimenti legati al soggiorno, solitamente nella villa Ranuzzi a Medola, o alle occasionali gite. Nell’autunno del 1889 le lezioni riprendono “regolarmente” il 4 di novembre, come documentato dal Giornale del Segretario. L’attività del collegio è inaugurata dunque con l’esposizione dei lavori dei ragazzi e si apre in questo modo ad un confronto con gli esterni, artisti, intellettuali locali, possibili committenti e semplici curiosi.

Ancora una volta sono le pagine del Giornale del Segretario a fissare il ricordo di questo avvenimento annuale. Il 13 di novembre 1889 Cleto Capri scrive “Durante questo mese, varie persone vennero a vedere i bozzetti eseguiti in campagna fra cui il Sig. Giacomo Lolli pittore, e il pittore Bolognesi”. Dall’esame delle carte del Collegio pare possibile affermare che queste mostre, allestite in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, fossero consuetudine, incontrando in anni diversi reiterati riferimenti a questo genere di avvenimento.

Le esposizioni autunnali non sono da confondere con un altro genere di rassegna organizzato dal Collegio, ovvero quella che sanciva la fine di un ciclo di alunnato. Queste ultime venivano organizzate in primavera, in concomitanza con gli esami di licenza dei ragazzi e avevano caratteri formali di maggior visibilità essendo pubblicizzate, oltre che sulla stampa locale, anche attraverso inviti a personalità di spicco.

Giuseppe Romagnoli e i suoi compagni di studio (settimo ciclo di alunnato) si diplomano nel 1893, come risulta dai carteggi amministrativi l’esposizione di fine alunnato di quell’anno e annunciata da una lettera circolare del Collegio datata 23 marzo e firmata dagli amministratori, ovvero Agostino Salina, Leopoldo Lambertini e Alfonso Rubbiani, “Il giorno 3 aprile p.v. Si apre in questo nostro collegio Venturoli una mostra degli studii e lavori lasciati dagli alunni che testè vi compirono la loro educazione artistica: e sarà visibile nelle sale del Collegio (via Centotrecento, n. 4) dalle ore 12 alle 3 pom. Si terrà una cortesia di V.S. se si compiacerà fare una visita a questa piccola esposizione e procurare le visite d’altri”. In carte successive troviamo l’indirizzario degli invitati, tra i quali spiccano Quirico Filopanti, Raffaele Faccioli, Enrico Panzacchi, Giosue Carducci e Tito Azzolini.

Elisa Baldini

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.

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Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni

Video dedicato alla mostra "Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni", 19 aprile - 14 giugno 2015 | Comune di Medicina, Palazzo della Comunità, Museo Civico.

Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni
Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni

Video dedicato alla mostra "Angelo Venturoli - Una Eredità Lunga 190 Anni", 19 aprile - 14 giugno 2015 | Comune di Medicina, Palazzo della Comunità, Museo Civico.

Documenti
Esplorando l’archivio del Collegio Venturoli
Tipo: PDF Dimensione: 178.80 Kb

Di Francesca Serra. Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni" Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015. Copyright © Fondazione Collegio Artistico Venturoli.

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