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Marcello Dudovich

21 Marzo 1878 - 31 Marzo 1962

Scheda

Nel 1897 fu chiamato da Metlicovitz, suo concittadino, come aiuto disegnatore alle Officine Grafiche Ricordi. Compì così un “duro tirocinio”, come egli stesso dichiarò, lavorando per i manifesti di Metlicovitz e di Hohenstein, con tali risultati che in poco tempo divenne egli stesso creatore di manifesti. Nel 1899 si trasferì a Bologna e, pur continuando la collaborazione con la Ricordi, iniziò il sodalizio con Chappuis, alla cui fortuna e successo portò senz'altro un non piccolo contributo. Dudovich incontrerà a Bologna tra il 1900 ed il 1905 la futura moglie Elisa Bucchi, faentina di nascita e giornalista di moda, con la quale convolerà a nozze benché abbia già un figlio, Ernesto, al quale poi Dudovich darà il proprio nome e che morirà giovane in Australia. Dal matrimonio nascerà un'unica figlia, Adriana, a Monaco di Baviera nel 1911. In Germania collaborò con il giornale “Simplicissimus”, ma con grande rincrescimento dovette troncare questo rapporto a causa della guerra. Autore soprattutto di manifesti, partecipò alle Biennali veneziane del 1923 e del 1925 ed alla Biennale romana del '28; fu anche illustratore di libri e collaborò a numerose riviste: “Ars et Labor”, “Novissima”, “Rapiditas”, “Italia ride”. Partecipò a numerosi concorsi per cartelloni pubblicitari ed ottenne diversi premi, tra i quali quello per l'inaugurazione del Traforo del Sempione nel 1906. Grandissimo è il numero di manifesti eseguiti nel lungo periodo di circa cinquant'anni di attività; lavorò anche a numerosi pannelli decorativi per case e ville, ma continuò prevalentemente ad occuparsi di grafica eseguendo cartelloni pubblicitari fino alla morte.

Assieme a Cappiello si può considerare il più geniale e brillante cartellonista italiano del nostro secolo, la sua origine triestina spiega in parte quella sua inclinazione al gusto tedesco o più genericamente medio-europeo, mentre sono avvertibili anche spunti Art Nouveau; queste componenti sono tuttavia superate dalla sua straordinaria capacità espressiva, per cui Dudovich riesce a fonderle restando sempre essenzialmente se stesso. Interprete attento della vita del suo tempo, di cui testimoniò l'elegante fascino femminile ed i riti mondani, dalle corse dei cavalli ai veglioni di beneficenza, egli ne è osservatore acuto e ironico, ma insieme consapevole delle profonde trasformazioni che si stavano operando in questa società.

Bibliografia: Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna, catalogo della mostra, GRAFIS, Bologna, 1977. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti; Donne nell'arte, Robes et femmes nella Belle Epoque, mostra presso la Biblioteca dell'Archiginnasio, 2008