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Cella Pallavicini

1875 ca.

Schede

Il colossale marmo ritrae il generale Giovanni Pallavicini, che operò al servizio dell'impero d’Austria sotto Maria Teresa. Ultimato da Giovanni Duprè (1817 - 1880) viene collocato nella cappella progettata dopo il 1870 dall’ingegnere Antonio Zannoni (1833 - 1910). Il monumento fu commissionato da Antonio Pallavicini a breve distanza dal trionfo ottenuto dallo scultore all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 con la Pietà Bichi-Ruspoli. Il ritratto Pallavicini fu per lo scultore un’opera di particolare impegno. Giovanni Duprè, quando era chiamato ad eseguire opere cimiteriali, realizzava marmi contraddistinti da un concetto di èlevation, di bellezza suggestiva e spirituale. In questo caso se ne dovette allontanare, per venir incontro ad una maggior esigenza di fedeltà storica, dovendo eseguire un ritratto in abiti del settecento. Elegante e ben eseguito, l'opera permette di osservare non solo l’abilità tecnica dello scultore ma anche un adeguamento al contemporaneo gusto verista, che segnerà le altre opere successive dello scultore.

Giovanni Pallavicini è raffigurato in abiti settecenteschi: indossa, sotto un ampio drappo che letteralmente ne avvolge la figura, una giacca arricchita da un bordo decorativo applicato lungo l’abbottonatura ed i bordi delle maniche. L’indumento indossato sotto la giacca presenta vistosi jabot e pizzi applicati al fondo delle maniche, che fuoriescono increspati dalle maniche della giacca. Le scarpe presentano un alto tacco, sono decorate con un vistoso fiocco applicato alla parte anteriore e mostrano la presenza di una staffa che passa sotto alla suola e trattiene i pantaloni. L’acconciatura è tipica del periodo e ricercata: presenta i capelli disposti su più anelli sovrapposti ai lati. La commissione dell'opera è ricordata anche nel volume "Scritti minori e lettere di Giovanni Duprè" edita da Le Monnier nel 1882. In una lettera scritta da Vienna il 19 giugno 1873 l'artista ricorda anche che: "Questa lettera non la imposto stasera, ma domani; or ora vado a desinare, e poi mi rivestirò per recarmi dal signor barone Max De Gayern, consigliere intimo dell'Imperatore e presidente onorario del nostro gruppo, dal quale desidero sapere come potrei avere l'esatto costume dei Marescialli del tempo di Maria Teresa, che dovrebbe servirmi per fare la statua del Pallavicini." La nota a margine riporta poi la seguente indicazione: "Di questa statua è parlato nei Ricordi a pag. 410 e 411. L'uniforme che il Duprè voleva portar seco non la potè avere, perchè leggi severe ne vietavano l'esportazione. Potè perlatro fare due segni nell'Arsenale di Vienna, ove le uniformi militari, dalla prima fino all'ultima, son disposte per ordine di tempo, e tenute sotto la massima custodia."

Sara Benuzzi, Silvia Sebenico