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Busto di Pio IX

1846 | 1849

Schede

Nei primi giorni del luglio 1846, a poche settimane dall’elezione del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti al ponticato col nome di Pio IX, Cincinnato Baruzzi inizia a modellarne il ritratto in forma di busto, come aveva già fatto con il predecessore Gregorio XVI. Dalle lettere inviate a Bologna apprendiamo che le sedute di posa, almeno cinque, si svolsero al Quirinale, nell’appartamento dell’Imperatore, recentemente ristrutturato per Napoleone, e precisamente nella Sala della Toeletta dell’Imperatrice, di cui Baruzzi descrive con dovizia lo sfarzo. Tra ori e marmi orientali, bronzi e velluti lo scultore riesce a portare la conversazione sull’autore del dipinto del soffitto, raffigurante Giulio Cesare che detta i Commentari, Pelagio Palagi, e a perorare la causa del completamento della facciata di San Petronio, che l’artista potrebbe realizzare con magnicenza. Questo contatto così ravvicinato con il papa gli permetterà anche di affrontare l’argomento dell’amnistia che, assieme alla amabilità del nuovo pontefice, determina in Baruzzi un’adesione entusiastica alla sua iniziale politica liberale. Giuseppe Mazzini ricorda 11 repliche del busto in marmo, di cui buona parte sono state identificate. Il lavoro procedette con grande rapidità e nell’agosto dello stesso anno Carlo Chelli veniva pagato per l’abbozzatura del busto in marmo, che era terminato nel mese di ottobre, passandolo poi all’ornatista Pietro Cacciatori per la realizzazione della stola. Una versione in marmo del busto viene acquistata dal conte Camillo Schiavini di Crema, podestà della città, nel dicembre dello stesso anno e sarà esposta a Brera l’anno successivo (Esposizione 1847). La dispersione della ricca collezione dello Schiavini lo rende attualmente irreperibile.

Il successo ottenuto con questo soggetto porterà ad avviarne altre 5 repliche, affidate ancora una volta a Chelli, e ad intraprendere la produzione di un medaglione a rilievo con il profilo dello stesso pontefice. Un secondo busto è nelle mani dell’ornatista nel gennaio 1847. Potrebbe essere identificato con quello che risulta inviato a Senigallia nell’aprile dello stesso anno e per il quale lo scultore viene ringraziato dal capitolo della cattedrale della città e dal principe Mastai, fratello di Pio IX. Questo busto, ancora oggi nel presbiterio della cattedrale di Senigallia, fu collocato con la supervisione di Baruzzi, che si trova a Senigallia assieme a Carolina Primodì all’inizio di giugno 1847. Una terza versione del busto è inviata al capitolo del duomo di Imola, di cui Pio IX era stato arcivescovo, nel giugno 1847. Tra la fine di giugno e il luglio 1847 Baruzzi è a Roma dove ha portato personalmente un altro busto in marmo da donare al pontefice, da identificare con quello di proprietà di Pio IX che verrà da questi donato all’Istituto imolese delle Monache del Buon Pastore e oggi conservato presso il Museo Diocesano di Imola. Nel novembre 1849 Baruzzi e la moglie Carolina accompagnano a Napoli una copia in marmo del busto da donare al re delle Due Sicilie. La scultura, consegnata al marchese del Vasto nel gennaio 1850 e documentata presso il palazzo reale di Napoli nel XIX secolo, non è attualmente reperibile. Come premio per questo dono i Borboni concederanno allo scultore l’aggregazione all’Accademia di Napoli e lo insigniranno dell’onorificenza dell’ordine di Francesco I. Il medaglione a rilievo in scala 1/1 ritraente Pio IX sarà realizzato in marmo nel 1850 per donarlo al cardinale Wiseman, al quale verrà consegnato solo nel 1853, in occasione del viaggio a Parigi dello scultore, quando un identico medaglione sarà donato all’imperatore dei Francesi Napoleone III, che lo farà collocare a St. Cloud. Entrambi i rilievi sono irreperibili, ma se ne conserva una fotografia d’epoca presso la Biblioteca dell’Archiginnasio. Il busto raffigura Pio IX a mezzo busto, con le spalle ricoperte dalla mozzetta di cui vengono indagati con attenzione il panneggio, che ricade simmetricamente sulle spalle, e l’abbottonatura. La stola, simmetricamente disposta sul petto e legata da un cordone terminante in due nappe, è lavorata con grande cura da uno specialista nell’ornato e presenta il duplice stemma del pontefice. Il volto del papa è animato da un sorriso, lo stesso di cui parla Baruzzi nelle sue lettere ai corrispondenti, dove lo ricorda animato da «una gajezza straordinaria», che ne plasma tutti i lineamenti facciali contribuendo a donargli un aspetto disteso. I capelli corti e ricciuti formano sulla fronte un ciuffo che sfugge alla papalina poggiata sulla sommità del capo.

Antonella Mampieri

Testo tratto dalla scheda realizzata dall'autrice per il volume 'Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878)', secondo numero della Collana Scultori bolognesi dell'800 e del '900, Bononia University Press, Bologna, 2014