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Alleanza del lavoro

febbraio - agosto 1922

Schede

All’inizio del 1922 lo SFI - il sindacato dei ferrovieri, autonomo dalla CGdL, ma diretto da una maggioranza socialista, alla quale si contrapponeva una minoranza anarchica e comunista - si fece promotore di un’iniziativa per unire le forze operaie nell’Alleanza del lavoro. Nelle sue intenzioni il nuovo organismo avrebbe dovuto dare un indirizzo unitario e una strategia nuova alla lotta contro il fascismo.
Al convegno costitutivo - tenutosi a Roma dal 18 al 20 febbraio 1922 - intervennero i rappresentanti della CGdL, dell’USI, dell’UIL, della Federazione lavoratori dei porti e dello SFI. Assenti la Federazione italiana lavoratori del mare (un sindacato non aderente alla CGdL) e le organizzazioni sindacali cattoliche. Aderirono il PSI, il PRI e gli anarchici.
Il PCI aderì nel mese di marzo, su pressione dell’Internazionale comunista. All’interno dell’Alleanza furono trasferite e sommate le direttive, le contraddizioni e le debolezze dei vari sindacati. Vana fu la ricerca di una strategia unica.
I socialisti riformisti - in maggioranza all’interno del nuovo organismo - avrebbero voluto dare all’Alleanza un indirizzo simile a quello della CGdL: netta opposizione al fascismo, senza arrivare ad uno scontro diretto, essendo compito del governo la difesa dell’ordinamento democratico e costituzionale. Gli anarchici erano per l’azione diretta delle masse, ma spontanea e non organizzata. Ai comunisti - ancora ancorati alla teoria bordighiana dei «due fronti» - interessava eliminare i socialisti dalla guida del sindacato.
Il programma dell’Alleanza, approvato l’8 marzo 1922, prevedeva: 1) ripristino completo delle libertà politiche e sindacali; 2) difesa delle 8 ore di lavoro; 3) mantenimento o riconquista dei livelli salariali e normativi già acquisiti e minacciati dai fascisti.
La situazione politico-sindacale precipitò nell’estate con l’occupazione di Ravenna, da parte dei fascisti, e la distruzione di numerose sedi sindacali e cooperative; la distruzione della CCdL di Cremona; i gravi incidenti provocati dai fascisti a Novara, Macerata e Ancona; l’eccidio di lavoratori a Minervino Murge (BA).
Per arginare l’ondata di violenze, l’Alleanza promosse uno “sciopero legalitario” per l’1 agosto 1922. Nonostante la larga partecipazione popolare, la giornata di lotta fallì perché i fascisti -sostenuti dalle forze di polizia - organizzarono contromanifestazioni armate. Molti lavoratori furono uccisi, feriti e bastonati. Dopo lo sciopero, l’ultima grande manifestazione antifascista prima della “marcia su Roma”, l’Alleanza si sciolse.
A Bologna, il tranviere Anselmo Naldi fu ucciso a colpi di pistola. Numerosi gli atti di violenza compiuti dai fascisti in città e nei centri della provincia. [O]